venerdì 2 agosto 2013

Buona Fortuna.





Ci siamo abbracciate a lungo. Come Sorelle. Come Figlie della stessa Matrigna Cattiva. Due esserini che insieme non raggiungono gli 80 Kg. Lei, Giulia, minuta lo è sempre stata. mi ha mostrato le Foto del Suo Matrimonio, Cinque anni fa. Ed era piccolina come adesso. Ma con i Capelli. Lunghi Capelli Castani a circondare un visetto vispo e dispettoso. Gli stessi occhioni azzurri spalancati sul mondo. Ci siamo conosciute Due mesi fa in Aeroporto. Un caso. Ci siamo messe a parlare scoprendo così di dover raggiungere la stessa Meta. Da allora, ogni giorno, ci ritroviamo insieme a condividere Sala d'Attesa, Paure e Speranze. Lei sempre con il Marito, un Omone dallo sguardo Innamorato che non la perdeva di Vista un attimo. Ma si vedeva, che dei Due la Forte era Lei. E' stata forte, Giulia. A un certo punto Le si è lacerata la Pelle dal collo fin sotto il Seno. Prima Bolle, poi Carne Viva. Lei continuava a truccarsi e vestirsi ogni giorno come se avesse un appuntamento galante. Piccoli top, Grandi Foulard che spostava spesso per non far aderire alla Pelle. Niente Parrucca. Niente che nascondesse la totale Calvizie. Non so se sono gli occhi dell'Affetto o della Condivisione, ma in questi Due Mesi ho conosciuto un Sacco di Donne bellissime. Di tutte le Età. Tante Storie che riprenderanno, mi auguro, a scorrere normalmente, dopo questo Limbo in cui sono precipitate. 

Giulia oggi torna a casa. Ha vinto la Sua Battaglia. Battaglia, sì. Non la Guerra. Ne siamo consapevoli. E' entrato. Ci ha invase. D'ora in poi non sarà più la stessa Cosa. Non saremo più le stesse. Mai più.
Ci siamo date appuntamento al Bar dell'Istituto. Non voleva salutarmi insieme alle altre. Abbiamo fatto finta di niente fino a quando non siamo scese giù, ai Parcheggi. Si è sfilata un braccialetto orribile dal Polso e me l'ha chiuso nel Pugno. Sussurrandomi "Buona Fortuna!" senza guardarmi negli Occhi. Mi ha abbracciata ed ho ricambiato l'abbraccio, singhiozzando.
 Non so che legame si instauri tra Due Perfette Sconosciute che condividono questo genere di Esperienza. Ma giuro che durante quell'Abbraccio io "Sentivo" ciò che provava Lei e son sicura che per Lei fosse la stessa, identica Cosa. Forse è come per i Compagni di Prigionia, quando cerchi negli Occhi dell'Altro un po' di Speranza ma scopri che anche lui ha Paura di non farcela. E chi, meglio di un Compagno di Sventura, capisce che non hai dormito, che le telefonate degli amici "Sani" spesso infastidiscono. E il Silenzio prima di ogni Nuovo Esame. L'Umiliazione di tante mani che Ti visitano, di tanti sguardi che frugano la Tua nudità senza Bellezza, senza Dignità. Un Corpo che in quel momento è il Tuo nemico, che deve essere temuto, monitorato, tenuto sotto controllo e che fa sempre male, da qualche parte, sempre.  Un Corpo Malato. Un Peso che Ti fa  rallentare,  facendoti sentire Brutta e Inadeguata, facendoti venire Voglia di punirlo. Quasi di estraniartene. E quando vedi che Una va via non provi Invidia, ma Gioia, e il Suo Sorriso è l'unica Certezza e l'Unica Prova che tutto ciò che stai facendo non è Inutile. Ce la farai anche Tu.

Anche Tu. 

Ci siamo scambiate i Numeri. In questi casi si fa. Poi magari ci sentiremo, qualche volta. O forse No. Ma resta. Giulia resterà incastonata qui. Insieme a tanti piccoli Frammenti di Strani Giorni che sto, poco lucidamente, vivendo.
E' un' Esperienza forte. Tornerà a casa un'altra Monica. Lo so. E so che molti aspetti della mia Vita cambieranno. Cambiano le Prospettive. Cambiano le Priorità. Cambia il Modo di porsi nei Confronti della Vita. E forse della Morte. 
Ieri la mia Dottoressa mi ha detto: "Ora posso dirtelo: Sei una Scommessa Vinta sulla quale io non avrei puntato un Euro.  Sei Tosta." 
E so' soddisfazioni. 
Ora manca poco. Si tratta di stringere i denti un pochino ancora, evitare di contare i Giorni e tener presente l'Obiettivo. Poi tornerò a Casa anch'io.

 Ora chiacchiero con Anna, una Signora Siciliana arrivata da Due Settimane che mi chiede sempre Consigli, come se io fossi "La Veterana". 
Domani vado a comprarLe un Bracciale. Però bello. 
Perché io saluto con Stile.

mercoledì 26 giugno 2013

"L'Amore più Grande del Mondo Gigante!"


 Che lavoro vigliacco, la Malattia! 
Prende un Corpo Forte, un Carattere Allegro e pieno di Vita, di Energie, e comincia a sferrargli Colpi a sorpresa. Consumando lentamente prima il Fisico poi l'Anima. Minando tutte le Certezze che una Vita di Lotte, Sacrifici, Conferme, Vittorie, Sconfitte, Affetti e Dolori aveva  costruito.
 Cerco mio Padre e al suo posto vedo uno Sconosciuto. Debole. Fragile. Indifeso.
 L'Orgoglio e la Forza che tanto amavo in Lui e che cerco nello sguardo di ogni Uomo che incontro, hanno lasciato il Posto ad una rassegnata Tristezza. 

Lo so. So che cerchi solo un po' di Pace, Papà.

Ma la Sofferenza più grande è il Silenzio: Tu sai. E taci. Io so. E taccio.
 Come se entrambi volessimo risparmiare il Dolore all'altro. Ma non è così. Forse è retaggio culturale, quello per cui le parole tipo Morte e Malattia non possono venir pronunciate, se riguardano sé stessi o i propri cari.
 Infantile difesa: Non lo nomino, non esiste. 
Invece io vorrei tanto parlarne, Papà. Vorrei che ne parlassi Tu. Credo che questo aiuterebbe entrambi. 
Vorrei che quando ti sorprendo a piangere, invece di asciugarti furtivamente gli occhi, mi dicessi ciò che provi. 
 Vorrei non dover trovare una scusa per allontanarmi e respirare forteforte quando l'Angoscia mi serra la Gola per poi tornare sorridente come se nulla fosse.
 Vorrei riguardare con Te le foto della Tua Infanzia, quel Volto gioioso e i capelli biondi così rari, nella nostra Famiglia! 
E rivedere insieme i vecchi film, quelli che tanto ti piacevano, con gli Attori con improbabili nomi stranieri e l'espressività dei Bronzi di Riace. Ti ricordi, Papà, quando mi portavi al Cinema tutte le Domeniche e mi presentavi orgoglioso ai tuoi amici? E come eri geloso, se qualcuno riusciva a strapparmi qualche sorriso!
E i Viaggi Io&Te, che quella scassaminche di Mamma non voleva mai venire con noi... e quando mi facevi guidare...
 E l'Unico schiaffo di tutta la mia Vita, perchè ti avevo mentito, a 17 anni.
 Te lo ricordi, Papà?
Andai a letto urlando "Ti odio!".
 Il mattino dopo avevamo entrambi gli occhi gonfi e l'aria di chi aveva dormito poco. Ci guardammo prima in cagnesco, con le labbra, identiche, rivolte verso il basso. Poi Ti chiesi Scusa e ci abbracciammo, riprendendo a piangere. Che ddue Minchioni, Papà!
A parte quell'Unico episodio, dovuto suppongo all'Età dell'Ormone imbizzarrito, siamo sempre stati Duecorpi&unAnima!
Ho pensato spesso che il rapporto difficile che ho con Mamma sia dovuto principalmente ad una sorta di inconfessata Gelosia che c'è sempre stata stata tra di noi, dovendoci dividere lo stesso Uomo. E credo che Lei, in fondo in fondo, abbia sempre "Sentito" che io ero incastonata nel tuo Cuore sin dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati. E' stato Amore a Prima Vista.
 "L'Amore più Grande del Mondo Gigante", ti ricordi, Papà? 

Mi hai insegnato ad aver Coraggio e ad ammettere le mie Paure. Guardarle in faccia e chiamarle per nome. Che 
"Se una cosa la chiami per Nome non è più Sconosciuta, e fa meno Paura.", 
vedi come me lo ricordo, Papà?
Io adesso ho Paura, lo riconosco. Ed hai tanta Paura anche Tu. Lo vedo. E' la Paura più brutta, Papà. La Madre di tutte le Paure. E non riusciamo a guardarla in Faccia. E non riusciamo a chiamarla per Nome.
 Non sei stanco, Papà? Non vorresti di nuovo abbracciarmi e piangere insieme a me? Sciogliere questa menzogna grande grande, più grande di quella volta che ti dissi una bugia da ragazzina scema, molto più Grande. Senza Schiaffi, stavolta, però. Ci ha già pensato questo brutto Tumore vigliacco, a farci tanto male. 

Ti voglio bene. 
Se proviamo a dircelo ci si riempiono gli occhi di lacrime e  ci esce un suono tipo Sirena dei Pompieri. Allora stiamo qui. A raccontarci il minimo indispensabile ed osservarci di nascosto, convinti che l'Altro non se ne accorga.
 Tra poche ore partirò, portandomi  nel cuore la Paura di non rivederti più. Ci abbracceremo e piangeremo con la scusa dei saluti. E Mamma, come da copione, dirà che siamo proprio Scemi uguali. Come sempre, quando Ti avrò dato le spalle, mi dirai 
"Mi raccomando!"
 Mi volterò e risponderò a mia volta 
"Mi raccomando TU!" 
Ci guarderemo, complici. Perché lo sappiamo. Noi sappiamo.
 Perché, in fondo,  
"L'Amore più Grande del Mondo Gigante", 
non ha bisogno di tante Parole.

Ciao, Amedeomio.

Monella Tua.



martedì 7 maggio 2013

Weltanschauung


'spetta. Mo' come mi pongo? Il Primo che mi risponde "A Pecora" vince un Vaffanculo. Brutti Ciola. Fatemi illudere di esserVi mancata.
... No, eh?!
Io mi sono mancata. Ma tanto. E tanto a lungo. Neanche mi cercavo più. 
Cioè, mi cercavo, forse. Ma nei posti sbagliati. Spesso in altre Persone. Che a loro volta cercavano se stesse.
So che a qualcuno sta venendo voglia di dirmi che sè stesso vuol l'accento. 
Ma
 Primo, gli linko la pagina dell'Accademia della Crusca,
 (Così già che c'è si depura anche);
 Secondo (ma non di minore importanza), se scrivi perché vuoi liberarti mica pensi tanto alla Forma. Che forma hanno le scorregge? Chi lo sa? Però sai che soddisfazione!

 Quindi quando scrivo è come se scorreggiassi. Dategli Voi l'odore che preferite. Io, in tutta onestà, ho bevuto giusto un po' di Camomilla, quindi non posso suggerirvi nulla.

Posso andare avanti o siete ancora in modalità MaestrinaFigaDiLegno? Eccchecccazzo.

Bene, dopo aver sciorinato un bel po' di banalità di twitteriana memoria, continuerei. Che io questo so fare. Barcamenandomi tra il Volgare e il Nobile (?), un po' Santa e un po' Puttana, un po' Vecchia Ziona Saggia un po' Giovane Zietta in Calore. Gnocca e Cozza. Geisha e Femminista. Ma sempre, tremendamente Ovvia. Siate clementi. Anche perché noi Lagggente siamo in tanti. Come i Poveri. Come i Tristi. Come gli Illusi. Meglio, no? Così Voi Originali, Voi Creativi, Voi Lassù brillate ancora e ancora di più. E comunque fate i bravi, proprio perché noi siamo in tanti. Potremmo decidere, comunque, di farvi un Culo così, a Voi e la Vostra Snobbissima Arte. Banalmente, si intende.  ( E "Snobbissima se po' di': L'ho gugolata.)
Pure l'effetto della Camomilla mi avete fatto passare.
Dicevo. Uff... (Che pazienzacheccevo'.) 

Cercarsi.

 Che uno mica deve per forza essersi perso del tutto, per cercarsi. O cercare di ritrovarsi. Personalmente credo che ogni tanto bisognerebbe proprio cercarsi per Legge. Come il Collaudo dell'Auto, insomma. Perchè, soprattutto adesso, molti di noi fanno una Vita talmente ripetitiva e monotona che neanche si accorgono, di essersi perduti, Sì. Lavoro, aperitivo, gita fuori porta, vacanza estiva. Famiglia, amici, calcetto, social, scopatina extra. Ci convinciamo che questa sia la Vita che abbiamo sempre voluto: Un po' di sacrifici, un po' di rinunce, qualche mutuo quà e là, persone perse per strada...

Te la ricordi l'ultima volta che hai fatto Qualcosa che non "Dovevi" fare ma "Sentivi" di fare?
 Sai, quelle cose tipo Amaro Montenegro, che non ci guadagni niente, che gli altri ti guardano come fossi un Coglione e Tu sei Felice. E non Te ne fotte un Cazzo. E dopo torni alla Vita di sempre, ma con una luce diversa negli occhi. Si spegnerà, prima o poi, perché quando Ti ricapita... Però, cazzo, Tu Ti sei ritrovato! E' così.  Ne sono sicura. Forse la Felicità, se esiste è proprio questa: Ritrovarsi, ogni tanto. Ritrovarsi per se stessi. E credo fermamente che la Felicità non possa dartela nessuno. Quel Guizzo, quella scintilla che dura il tempo di un battito di cuore. Sei Tu ad averla costruita. Senza neanche rendertene conto. Ritrovare se stessi, a  piccole dosi, senza necessariamente essersi persi del tutto. Senza per forza andare in India. Che poi diciamolo, 'sta menata dell'India era una Moda dei figli di papà anni 60|70, e quella di " Ritrovarsi" era una scusa bella e buona. Da quando quellilì hanno scoperto Formentera Ti saluto Say Baba.

Ora scusate, la mia "Ada" mi chiama. Ci lavoro da quasi due anni. L'ho ereditata da Nonno Niceta. Faceva il Pescatore.  La usava quando usciva con Nonna a pescare ricci la Domenica. Nonno si immergeva e risaliva ogni quarto d'ora con la borsina di rete piena di ricci, granchi, qualche piccolo polpo. Nonna puliva tutto, tirava fuori la fiaschetta del vino dal sacco pieno di ghiaccio, una forma di pane fresco e passavano la giornata lì. Mangiando, bevendo e chissà quante volte ci avranno fatto l'amore. Certo, non capitava spesso. I miei Nonni lavoravano tanto. Ma appena poteva, Nonno, portava Nonna al Mare, sulla barchetta a cui aveva dato il Suo nome. A volte riemergeva con soltanto una bella conchiglia. Allora mangiavano pane e pomodoro, sulla barca. Giovani e felici. Amo pensare che Papà sia stato concepito proprio su questa barca.
 Tantissimi anni fa una mareggiata la distrusse, risparmiandone giusto lo scheletro. Era la barca piccola, quella della Domenica. E ormai avevano tre figli a cui badare. Nessuno se ne curò. E' rimasta per tanto tempo in Garage. 
 Adesso mi piacerebbe riportarla ai vecchi fasti. Chissà...  Ce la sto mettendo tutta, perché voglio fare in tempo a portarci mio Padre, quassù. E chissà, magari qualche riccio di mare lo trovo anch'io. Mal che vada gli regalo una conchiglia. Una di quelle con la voce del nostro Mediterraneo.

E' faticoso, ricostruire un Sogno. Quasi quanto ritrovarsi dopo essersi a lungo cercati. E spesso, le due cose coincidono.

Con Permesso.

venerdì 26 aprile 2013

Sveltine mediterranee

Affacciata alla grande finestra, gomiti sul davanzale. Sono scalza, e indosso solo una sottoveste nera, leggerissima. I capelli disordinatamente raccolti. Fa caldo. Molto caldo. E' una tipica giornata di Luglio, quasi mezzogiorno. Il Sole la fa da padrone, Gli Ulivi che circondano la casa non proiettano ombra. Le cicale cantano ipnotiche, mescolandosi al ronzio sommesso del grande ventilatore sul soffitto. (Se nomino l' aria condizionata a Nonna  chiama il Prete per farmi esorcizzare.)
 Al pianterreno Nonno, seduto in veranda, taglia i Fichi da mettere a seccare in terrazza. Chiacchiero con la mia amica Sara, che è giù in cortile. Lui, lui, lui entra in camera senza bussare. Mi volto, gli sorrido, e torno a parlare con Sara.

Si inginocchia dietro di me. Mi afferra i fianchi e mi morde le natiche. Penso sia un attimo, una specie di scherzo. Lo lascio fare. Ma non smette. Affonda i denti sulla stoffa della mia sottoveste e mi afferra la carne. Sembra impazzito. 
Con il viso continua a sollevare la sottoveste. Mentre le mani scorrono spasmodiche sulle mie gambe. sento il suo sudore e la sua barba sulla pelle. E la lingua. E le labbra. E i denti.
Cerco una scusa per rientrare. Ma lui, ormai in piedi attaccato a me, mi afferra i polsi trattenendoli sul davanzale. Vuole giocare. Vuole giocare con un'inconsapevole spettatrice, mentre mi fa sentire, inequivocabile, la sua erezione proprio in mezzo alle natiche. 
Devo controllare il respiro, l'espressione del viso. La voce. Mentre un rivolo di sudore scivola tra i seni.
Mi faccio un po' indietro, verso di Lui, perché Lei non si accorga delle Sue mani che mi abbassano le spalline, che non veda che ormai non ho più niente addosso. Scalcio via con i piedi la sottoveste attorcigliata alle caviglie, mentre le mani di Lui mi stringono il seno e la Sua barba mi tormenta il collo. 
La mia amica giù parla, parla. Il suono della sua voce, il cicalìo continuo, le ventole sul soffitto... Il suo respiro addosso...
Le faccio un cenno con la mano, farfugliando qualcosa che non capisco neanch'io. Non so se si è accorta di qualcosa, se è ancora qui o è andata via. E non me ne importa. Ho altro da fare, adesso! Mi tiro ancora un po' indietro. Ora da giù il mio volto non si vede più. Restano solo i pugni chiusi, sul bordo del vaso da fiori. Geranei rossi. Li odio. Ma a Nonna piacciono, dice che fanno tanto Italia, tra le Finestre verdi e le mura bianchissime della Casa.
Appena in Tempo!
Comincia a penetrarmi, mentre inarco di più la schiena. Procede lentamente.Troppo lentamente. E se spingo verso di Lui mi blocca, mi ferma. Vuol farmi impazzire.
Ho capito. Sto ferma. Ferma e buona.
 Finalmente comincia a spingere di più, più a fondo, staccando lentamente il resto del Suo corpo da me, tenendomi solo per i fianchi. Sento i Suoi occhi neri sulle spalle, sulla schiena, sul Culo. E mi piace. Mi sollevo sulle punte e glielo sbatto addosso ancora di più. (Grazie, Nonna, per le Lezioni di Danza Classica che mi hai obbligato a frequentare da bimba.) 

Ho voglia di girarmi, abbracciarlo e guardarlo mentre spinge dentro di me. Sudato, capelli appiccicati sul Viso. Occhi che mi mangiano. Labbra disegnate, semichiuse su denti bianchissimi. 
Vorrei. Ma è bello sentire che mi prende così. Perché può. E' bello sentirlo dietro. Senza ricami. senza baci. Maschio. Ed io Femmina. Sua.
I respiri adesso sono voci. Voci che sussurrano parole. Parole incomprensibili, oscene. Ma non per noi. Non per chi si appartiene da sempre. Voci sudate, come la nostra pelle. 
Ora Lui si ferma. Si ferma per un attimo. Un attimo eterno. Sembra quasi abbia smesso anche di respirare. Poi, d'un tratto, riprende a spingere. Piano. Piano. Vuol godermi godere. 
Affondo le unghie nel terreno umido di quegli orrendi geranei rossi. E mi muovo prendendolo tutto. Tutto, perché è mio.
Vorrei che venisse con me, adesso. Vieni con me, ti prego...
Adesso...
Cerco inutilmente di fermarmi. Di aspettarlo. Ma l'Orgasmo mi investe. Improvviso. Quasi inaspettato. Come uno schiaffo. Come una risata. Come un Orgasmo, insomma!
Caldo. Brividi. Colori. Lui mi stringe i capezzoli. E quel fastidio si mescola al Piacere facendomi urlare. Muovo i fianchi come danzando.
Il Suo respiro diventa un verso. La Sua voce. Quella vera. Quella "Da dentro".
 Si fa indietro. E lo sento. Duro, caldo, bagnato di me.
Mi giro e mi inginocchio. E' magnifico, il Suo Cazzo. Lo afferro con entrambe le mani e ci strofino le guance, la bocca, il collo. Lo adoro. 
Esplode. Sul viso. Sui capelli. Sul seno. Sorrido mentre lo Sperma caldo mi scivola addosso. Non saprei definire la sua Voce, adesso. E' come un respiro, un lamento trattenuto. Chiude gli occhi, forte, e sporge le labbra come per baciare l'aria. 
Poi, con gli occhi ancora chiusi e il viso rilassato prende la mia testa tra le sue mani e mi accarezza il viso, sporcandosi. Si inginocchia di fronte a me e mi bacia dappertutto. 

Ci stendiamo lì, per terra. In silenzio. Sul grande tappeto di seta. La tenda in pizzo ricama i nostri corpi abbracciati. Che Opera d'Arte che siamo, Amoremio!

La Vita Vera, quella che ci vede estranei, ci aspetta fuori. Possiamo ingannarla ancora un po', adesso.     Hai fame? 
                                                   
                                                   Fine.







lunedì 15 aprile 2013

Tempismo




So che adesso drogarsi è obsoleto. Ma ai miei Tempi se non Ti drogavi non Ti accettavano neanche all'Azione Cattolica.

Io all'inizio non volevo. I miei erano preoccupatissimi: a 16 anni ancora non mi ero neanche mai ubriacata. Ogni volta che incontravamo i miei cugini, tutti emaciati, con le occhiaie, gli occhi persi nel vuoto, i miei abbassavano lo sguardo e facevano finta di non averli visti. Ogni tanto mi riempivano di botte, sempre per il mio bene, in modo da farmi venire almeno qualche livido e l'aria triste, per uniformarmi ai miei coetanei. Ma non ci cascava nessuno:
il marchio dell'Infamia ce l'avevo addosso: Aspetto sano, mediterraneo, florido. Insomma, come dicevano tutti, con aria di compatimento, "Beddhra, Sincira Sincira!"


In Paese venivo additata ed evitata da tutti, come un'appestata. Eravamo soltanto io ed il mio amico di sempre Mauro,  "Quelli strani". Ci vedevamo di nascosto perché le nostre famiglie si accusavano a vicenda: "Tuo figlio ha rovinato mia figlia!"- "No, Voi l'avete educata male: la Nostra Famiglia vanta un sacco di Caduti con onore, per overdose!" Le solite cose, insomma.

Un giorno costrinsero il mio amico a frequentare i Salutisti Anonimi. Dopo due mesi cominciò, giustamente, ad evitarmi: Avrei potuto farlo ricadere nel Non-Vizio.
 Finita la cura si trasferì in Colombia e non tornò mai più.

I miei, dopo aver fatto di tutto per curarmi, erano distrutti. Fisicamente, moralmente ed economicamente.

 Mio fratello aveva avviato un'Agenzia di Formazione per Pusher Professionisti e faceva finta di non conoscermi.
 Ero sola. Schifata da tutti. Se mi fermavo in un angolo per più di tre minuti pure i cani mi pisciavano sul piede. 

Così, una notte, andai via.


 Avevo sentito parlare di una Comunità No Profit che si occupava di casi disperati come il mio.

 Furono quattro anni difficili. Ma quando andai via ero una Larva: Missione compiuta! 
Tornai nel mio Paese quasi in fin di Vita. Ma non mi importava: Volevo che Papà e Mamma, finalmente, fossero fieri di me! 

Mentre strisciavo per Terra, tra visioni di topi, scarafaggi  e addirittura un Banderas Versione vecchio mugnaio che parlava alle galline (MaquantaDrhogaHmierofatta?!) e dolori lancinanti, qualcosa non mi tornava: c'era un'aria strana, innaturale. Ma avevo pensieri talmente flebili e vaghi che non riuscivo a cogliere. L'unica cosa certa è che i cani, comunque, mi avevano riconosciuta, visto che mi pisciavano addosso come quattro anni prima.


La Realtà, in tutto il suo squallore, mi si parò davanti all'Improvviso. I miei che piangevano disperati mentre mi raccoglievano da terra. La corsa verso quella che un tempo era l'Agenzia per aspiranti Pusher, diventata nel frattempo Clinica di Disintossicazione, mio fratello in camice che ne era il Direttore. 


Drogarsi non si usava più. Erano tutti sani. E quello stronzo di mio Fratello sempre sul pezzo. 

Io ero la solita fallita fuori luogo e fuori tempo e, come al solito, non avevo capito un Cazzo. 
                                                                                            Fine

Morale della Favola:

                                     A volte gli amici vanno via senza salutare. E Tu resti qui, ad inventarti storie assurde per fartene una ragione.
 Ciao, Mauro.







lunedì 7 gennaio 2013

Pensavo fosse AmmmoreFotteFotte.

Ci siamo. Oggi 07/01/2013 Entra nel vivo il nuovo anno. Carico di Responsabilità, a dire il Vero. Però accolto credo con Simpatia. E sì che di quell'infame del Suo predecessore non se ne poteva più!
Nessuno lo rimpiangerà, subdolo bisestile dimmmerda. Nessuno.

Però...

Però ora che ci penso... Quanti cambiamenti, 'sto 2012!

Ora mi sento forte. Forse troppo, ed esagero. Ho l'entusiasmo di chi è stato troppo tempo col fiato sospeso. Come quando segui la squadra del Cuore, che è in difficoltà; poi pareggia ma tu continui a non respirare perché ancora non è finita... Ecco, passa in vantaggio ma per scaramanzia trattieni ancora il fiato. Quando, finalmente, l'arbitro decreta la fine dell'incontro... Minchia, se urli! Mi sento così: devo ridimensionare. Lo so. Troppa Vita tutta insieme può far male. 
Nel 2012 non mi son fatta mancare nulla. 
Ho trovato pure il tempo di innamorarmi.
 Come una scema. 
Di quell'Amore che non ci dormi la notte e quando Ti squilla il telefono speri sempre che sia Lui. (Eppperò mo' checccazzoglidico, co'sta vocedipianto?
   Quasiquasi non rispondo.
E se rispondo subito pensa che io sia lì a Sua disposizione. Se tardo magari riattacca e non mi chiama più. Se lo richiamo pensa che gli muoia dietro. Ma se non lo cerco pensa che non mi importi di Lui...)
 Minchia, che fatica, l'adolescenza. Alla mia età, poi...
Innamorata.
Pronta ad annullarmi per la Sua causa, per la Sua situazione "Particolare".
Mi proiettavo nel futuro e mi vedevo, Martire e Santa, raccogliere le briciole del Tempo che sarebbe riuscito a ritagliare per me Povero Eroe dei nostri tempi, incappato nelle mani di una Strega che non lo capiva e mai, dico mai, l'avrebbe amato più di me. 
Io sì. Io ci sarei stata sempre per Lui. Gli avrei sfilato le scarpe, massaggiato i piedi, l'avrei fatto sentire "A casa" tra olii profumati e carezze, tra lasagne e buon Vino, tra Sesso Porcaccione e lotta coi cuscini. E non avrei mai rinfacciato nulla. Perché l'Amore non chiede il conto. Mai.
A nessuno avrei permesso di svegliarmi alle sei di domenica mattina. Quando lo faceva Lui, con una telefonata ad Minchiam, era il momento più bello della Giornata.
Quando saltavano gli appuntamenti, sempre abbastanza vaghi, a dir la verità, un po' era tragedia un po' comprensione. Che L'Ammmmoremio c'ha 'na Vita complicata, #Umpfh! Quando dovevamo vederci passavo la notte insonne perché mi sentivo inadeguata e perché fantasticavo su cosa avremmo fatto, cosa ci saremmo detti... L'avrei fatto stare bene? Sarebbe andato via desiderando di rivedermi presto?
E poi la Paura. Il fatto di non essere ancora perfettamente in forma ma voler apparire bella, simpatica, trasmettergli serenità e fargli capire che per me Lui era davvero tanto. Anche solo per il tempo di un caffè. E cercare di fargli conoscere il mio piccolo mondo, fatto di pochi amici e cose semplici. Fargli capire che Lui, se solo avesse voluto, sarebbe diventato il Sovrano del mio MicroRegno.
Che bello, che è stato, amare così. Non lo rinnegherò mai. Non potrei. Era il mio Mare Pulito, quello. E mi ci son tuffata senza bombole d'ossigeno. Nuotavo nell'AmmmoreFotteFotte che neanche i Romanzacci di Harmony, neanche.

Ora è finito tutto. Tutto. Credo sia giusto così. 
Probabilmente ho frainteso. Probabilmente avevo tanto bisogno di distrarmi dal Terrore che avevo dentro. Da interventi, medici, terapie, sale d'attesa,  attenzioni dei familiari, sguardi pseudopreoccupati di amici e parenti.
Non mi doveva nulla. E nulla gli dovevo. Poi lo so che sono impegnativa.
Forse no. Forse qualcosa gli devo. Continuo a sostenere che l'illusione, un po' l'ha creata anche Lui. Inconsapevolmente, certo. Non è un'accusa. Solo una constatazione.
E si è comportato male, malissimo. Lasciandomi qui a chiedermi cosacazzo avessi fatto per meritare tanta indifferenza. Tanta strafottenza. Da un giorno all'altro. Mi son risposta con "E si vede che s'è rotto i Coglioni" e sono andata avanti. Perché a 'sto punto non è giusto che se non mi ha ammazzato "La Cosa" io debba lasciarmi morire per "Un Coso". Ecccheccccazzo!
Però devo ringraziarlo. Perché il Pensiero di Lui mi ha fatto superare tanti brutti momenti. Perché mi ha reso divertenti giornate che altrimenti sarebbero state tristi e buie. Perché è sognando di stare con Lui che mi son fatta forza. Perché l'Amore ha forme strane, strani modi di rivelarsi, non tutti “Canonici”, alcuni ben travestiti ma bisogna chiamarlo per nome. E quello era Amore. E mi ha fatto bene. Anche se perderlo, ovviamente, è stato traumatico. Perché ho perso tutto: Il Sogno, l'Amico, il Complice, il Confidente. Tutt'ora se mi capitano delle cose strane penso: Non vedo l'ora di raccontarglielo! Poivabbe', non è niente. 
Era tutto bello. Ma non era la Realtà. Quella non ero io. Non sono né Martire né Santa.  Il mio Uomo lo voglio tutto per me, non sopporterei di spartirlo con nessuno. Minchia, che Guerra! A quest'ora ci saremmo già sfanculati comunque. Lo so.

E questa è la Cosa più bella dell'Anno che è andato via. Mi ha fatto piangere, e tanto. Mi ha fatto anche crescere. Mi ha aiutato a superare brutti momenti. Insomma, mi ha fatto sentire Viva.

Ora, 2013, a noi.

Nubbbaciu, Sopravvissuti.

Monica.


mercoledì 19 dicembre 2012

Attimi ( Deliri Premestruo )

Io di “Attimi” ne ho fermati tanti: Sono una che si entusiasma con poco. 

Addirittura mi son segnata ilGiornoilPostolOra in cui Ligabue si voltò a guardarmi il Culo. Non mi feci il bidè per una settimana pur di conservare la sensazione viva dei Suoi occhi sulle mie chiappe.

Oppure il giorno in cui Papà uscì dalla Sala Operatoria. Il mio Gigante quel giorno mi sembrò così piccolo... Minchia, ecco, quello è l'Attimo in cui son diventata “Grande” : Lui, Il mio Eroe, era vulnerabile... E spettava a me proteggerlo. Cioè... il mio Papà è un comune mortale?! Paura!

Ripercorro velocemente la volta in cui trovai il mio ragazzo a letto con la mia migliore amica (Attimo in cui mi resi conto oltre che di essere Cornuta anche di essere moltomolto Violenta: A distanza di anni Lei ancora cambia strada quando mi vede. ) per giungere ai giorni nostri, quelli in cui la timida terrona cresciuta all'ombra della Ghirlandina, torna in Salento e, saltando dettagli più o meno noiosi, più o meno comuni alla maggior parte degli Esseri Umani, arriviamo finalmente a “Dicembre 2012: La Fine del Mondo!” (Sé, prossimamente al Cinema. Monica riprenditi, Cazzo!)

Mi spiace tanto che finisca. Avevo un sacco di Progetti! Però l'idea di andarcene tutti insieme mi consola. Magari accorciamo le distanze.
Magari per Fine del Mondo si intende che ripartiamo tutti dalla stessa base. Magari torniamo a salutarci nella Vita vera e, OMMMIODDDIO, a mescolarci.

Magari dimentichiamo il” VVito dell' l'ApeVVitivo”, e ci ritroviamo tutti intorno a dei tavolacci di legno a sorseggiare vino buono e pane vecchio scaldato al caminetto.

Magari questa Fine del Mondo serve solo a farci capire che finora siamo stati dei minchioni guidati da minchioni, che hanno fatto della Diversità un punto debole piuttosto che una Forza.

Magari La Spocchia viene riconosciuta come Malattia (Ovviamente non mutuabile)

Bo', macccheneso, tanto io non ci credo. Di certo so che oggi ho il Ciclo e se veramente dopodomani finisce tutto non potrò neanche FareAllAmmmoreFotteFotte per l'Ultima Volta. E se lo fai sapendo che è l'Ultima, e se lo fai con la Persona Giusta t'immagini che bello, che piangi e ridi insieme e quella volta lì ti scambi davverodavvero l'Anima? 

Io niente. Sì, lo so che ci sono tante alternative. Però non è la stessa cosa. Eccheccccazzo.

Insomma, “l'Attimo” in genere lo riconosco, a volte lo avverto anche un po'prima: mi viene un prurito forte al naso e a furia di grattarmi mi faccio male veramente e mi rimane arrossato per giorni. E questo Ultimo che sta per arrivare proprio non lo “SENTO”... avrò perso i Poteri, mhà?!

Dovesse andare come credo ci ritroviamo tutti qui e là, Coglione più Coglione meno.

In caso contrario... Bè, è un'ingiustizia: Secondo me Ligabue ancora spera di rivedermi e darmela, una pacca sul Culo. (#Umpfh!)

A proposito, ora vado ad instagrammarmelo, si sa mai resti qualcuno in Vita, voglio continuare a far del bene anche da morta, io.

Nubbaciu a Tutti e, nel dubbio, fatelo, Voi che potete.

ziacoca.